23.10.10

Discurso de bispo libanês alegadamente purgado pelo Vaticano

Quem chama a atenção para este facto é Sandro Magister, observador atento e bem intencionado do que se passa no Vaticano.

O discurso do bispo da Antioquia dos Sírios Raboula Antoine Beylouni ao Sínodo para o Médio Oriente foi publicado integralmente na página do site da Santa Sé dedicada ao Sínodo (em francês, no original), mas substancialmente purgado no Osservatore Romano. Curiosamente, as partes purgadas (infra a negrito) ― talvez por razões de espaço ― são as potencialmente mais polémicas, mas também as mais instrutivas sobre a condição cristã no Médio Oriente.

Ficamos a saber que os bispos orientais sabem muito bem o sarilho em que estão metidos e que se não falam mais vezes com toda a franqueza é, simplesmente, com medo de represálias por parte dos muçulmanos, não tanto sobre si próprios ― afinal, ao seguir o chamamento de Deus para o sacerdócio, deram a vida a Cristo ―, mas sobre os seus rebanhos.

Ficamos ainda com a impressão de que o Vaticano está empenhado em não ferir a sensibilidade muçulmana, um caminho compreensível ― dada a tendência que os muçulmanos têm para se atirar aos pescoços, literalmente, dos não-muçulmanos em situação mais vulnerável; mas perigoso, porque a única via para encontrar uma solução para a questão das relações com o islão é através de um conhecimento cabal do que é o islão, através do conhecimento das fontes e da teologia islâmica e não dos discursos dos muçulmanos para consumo dos ocidentais. No fundo, uma concretização do aforismo joanino "A Verdade libertar-vos-á" Jo 8:32

Concluo, no seguimento do conselho do bispo Beylouni, tal como se encontra no último parágrafo do texto infra, apelando à Virgem Maria: Mater Eclesiæ, ora pro nobis.
LA MADRE DI DIO E L’ISLAM
di Raboula Antoine Beylouni
In Libano abbiamo un comitato nazionale per il dialogo islamo-cristiano da diversi anni. Esisteva anche una commissione episcopale, istituita in seguito all’assemblea dei patriarchi e dei vescovi cattolici in Libano, incaricata del dialogo islamo-cristiano. È stata soppressa ultimamente per conferire maggiore importanza all’altro comitato; per di più non aveva ottenuto risultati tangibili.
Talvolta vengono portati avanti in diversi luoghi vari dialoghi nei paesi arabi, come ad esempio quello del Qatar in cui l’emiro stesso invita, a sue spese, personalità di diversi paesi delle tre religioni: cristiana, musulmana ed ebraica. In Libano, alcuni canali televisivi come “Télé-lumière” e “Noursat” trasmettono programmi sul dialogo islamo-cristiano. Spesso viene scelto un tema e ogni parte lo spiega e lo interpreta secondo la sua religione. Queste trasmissioni sono di solito molto istruttive.
Vorrei con questo intervento richiamare l’attenzione sui punti che rendono difficili e spesso inefficaci questi incontri o dialoghi. Ovviamente non si discute sui dogmi, ma anche gli altri temi d’ordine pratico e sociale sono difficilmente affrontabili quando sono inseriti nel Corano o nella Sunna.
Ecco le difficoltà con cui ci confrontiamo.
Il Corano inculca al musulmano l’orgoglio di possedere la sola religione vera e completa, religione insegnata dal più grande profeta, poiché è l’ultimo venuto. Il musulmano fa parte della nazione privilegiata e parla la lingua di Dio, la lingua del paradiso, l’arabo. Per questo affronta il dialogo con questa superiorità e con la certezza della vittoria.
Il Corano, che si suppone scritto da Dio stesso da cima a fondo, dà lo stesso valore a tutto ciò che vi è scritto: il dogma come qualunque altra legge o pratica.

Nel Corano non c’è uguaglianza tra uomo e donna, né nel matrimonio stesso in cui l’uomo può avere più donne e divorziare a suo piacimento, né nell’eredità in cui l’uomo ha diritto a una doppia parte, né nella testimonianza davanti ai giudici in cui la voce dell’uomo equivale a quella di due donne ecc.
Il Corano permette al musulmano di nascondere la verità al cristiano e di parlare e agire in contrasto con ciò che pensa e crede.
Nel Corano vi sono versetti contraddittori e versetti annullati da altri, cosa che permette al musulmano di usare l’uno o l’altro a suo vantaggio; così può considerare il cristiano umile, pio e credente in Dio ma anche considerarlo empio, rinnegato e idolatra.
Il Corano dà al musulmano il diritto di giudicare i cristiani e di ucciderli con la jihad (guerra santa). Ordina di imporre la religione con la forza, con la spada. La storia delle invasioni lo testimonia. Per questo i musulmani non riconoscono la libertà religiosa, né per loro né per gli altri. Non stupisce vedere tutti i paesi arabi e musulmani rifiutarsi di applicare integralmente i “Diritti umani” sanciti dalle Nazioni Unite.
Di fronte a tutti questi divieti e simili argomenti dobbiamo eliminare il dialogo? No, sicuramente no. Ma occorre scegliere i temi da affrontare e gli interlocutori cristiani capaci e ben formati, coraggiosi e pii, saggi e prudenti, che dicano la verità con chiarezza e convinzione.
Deploriamo talvolta alcuni dialoghi in televisione in cui l’interlocutore cristiano non è all’altezza del compito e non riesce a esprimere tutta la bellezza e la spiritualità della religione cristiana, cosa che scandalizza gli ascoltatori. Peggio ancora, talvolta ci sono interlocutori del clero che, nel dialogo, per guadagnarsi la simpatia del musulmano chiamano Maometto profeta e aggiungono la famosa invocazione musulmana spesso ripetuta “Salla lahou alayhi wa sallam” (che la pace e la benedizione di Dio siano su di lui).
Per concludere suggerisco quanto segue.
Dato che il Corano ha parlato bene della Vergine Maria, insistendo sulla verginità perpetua e sulla sua concezione miracolosa e unica, che ci ha dato Cristo, e dato che i musulmani la considerano molto e chiedono la sua intercessione, dobbiamo ricorrere a lei in ogni dialogo e in ogni incontro con i musulmani. Essendo la Madre di tutti, Ella ci guiderà nei nostri rapporti con i musulmani per mostrare loro il vero volto di suo Figlio Gesù, Redentore del genere umano.
Voglia Dio che la festa dell’Annunciazione, dichiarata in Libano festa nazionale per i cristiani e i musulmani, divenga festa nazionale anche negli altri paesi arabi.
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1 comentário:

Francisco Vilaça Lopes disse...

Boa. só a correcção que o aforismo não é joanino, é de Jesus :P
colei o texto em francÊs
abraço